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La terapia di coppia

Psicoterapia dell’adulto

Ogni coppia vive momenti di crisi: alcuni sono passeggeri e altri molto più persistenti. Nei casi più gravi, perfino la presenza dell’altro diventa difficile da sopportare. In tali situazioni alcune coppie decidono di troncare il rapporto, con il rischio però di intraprendere nuove relazioni in cui si ripresentino le stesse problematiche; altre continuano la relazione con la speranza di trovare un nuovo equilibrio con il semplice passare del tempo non facendo altro però che ingrandire sempre più la voragine che li separa; altre ancora decidono di rivolgersi a un terapeuta, spesso come “ultima spiaggia”.

Decidere di iniziare una terapia di coppia non è mai scelta facile, soprattutto perché il lieto fine non è mai garantito. Infatti, come esito della terapia, la coppia potrebbedecidere di separarsi comunque, ma tale decisione non è da vedere come un fallimento.
Lo scopo della terapia non è unicamente quello di mantenere unita la coppia: se i partner non vanno d’accordo, è inutile continuare la relazione, altrimenti non si farebbe che alimentare la patologia del legame, creando in entrambi una sofferenza che poi può avere effetti anche in altri ambiti (come per esempio in quello lavorativo) e su altre persone (come per esempio i figli).


La coppia

La formazione della coppia si ha quando tra i due partner si crea un tipo di legame che ha inizio con la fase di innamoramento, al fine di creare una nuova unione che si spera sia duratura nel tempo.

Per mantenere un rapporto di coppia c’è bisogno di un impegno costante di entrambi i partner, perché solo in questo modo è possibile far fronte ai piccoli e grandi ostacoli che si possono presentare. Tuttavia non sempre si è disposti a questo nuovo impegno, portando alla creazione di comportamenti e atteggiamenti che solo apparentemente ristabiliscono un equilibrio, ma in realtà non fanno altro che alimentare la voragine che separerà sempre di più i partner.
Per esempio la presenza di una scarsa autostima nella donna, può portarla a pensare che il compagno possa trovare qualcuno migliore di lei e lasciarla.
Per evitare questo, ella tenderà ad avere un controllo ossessivo su tutta la vita di lui, cercando di rafforzare il legame del partner nei suoi confronti, ma rischiando di mandarlo effettivamente tra le braccia di un’altra donna.
Altro elemento di tensione è la quotidianità, quando questa viene sentita come ripetitività e appiattimento: ciò comporta una diminuzione della comunicazione tra i due partner, malessere che può esprimersi in un disagio sessuale.


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La coppia in terapia

Al colloquio spesso uno dei partner riferisce che la crisi è dovuta unicamente ad una colpa dell’altro. A dimostrazione di ciò, il partner “colpevole” può essere abbastanza restio a partecipare all’incontro e anzi, probabilmente è stato quasi costretto a presentarsi in terapia. Ma la “colpa” non è mai di uno solo: poiché si è in due, essa è di entrambi. Pertanto, il primo compito dello psicologo è quello di aiutare i partner a “rileggere” la questione affinché sia vista come un qualcosa che nasce dal loro incontro (o scontro), piuttosto che dall’errore del singolo.
Per questo motivo è impensabile che una terapia di coppia possa svolgersi individualmente: è solo tramite la compresenza che si può riequilibrare il legame. Lo psicologo, nell’ottica cognitiva comportamentale, porta l’attenzione dei partner sulla relazione e sulla comunicazione, facilitando trattative di negoziazione, di pianificazione e di gestione dei problemi.
Oltre a prendere parte all’incontro settimanale, ai partner è richiesto di realizzare nella quotidianità quanto discusso in quella sede. In questo modo, la coppia può praticare direttamente ciò che serve a risolvere i suoi problemi; inoltre, ciascuno può scoprire e risanare quelle “slogature” del modo di vedere le cose che rendono zoppicante la coppia.
È solo con la consapevolezza di entrambi, non solo dei “difetti” dell’altro ma anche di quelli propri, che diviene possibile il miglioramento e la riconquista della serenità.

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