Psicoterapia dell’adulto
Spesso si osserva:
La vita lavorativa può essere gravemente compromessa poiché il soggetto si comporta a tutti gli effetti come se fosse un invalido, rifiutando di assumersi responsabilità o, nei casi più gravi, di presentarsi al lavoro.
La vita famigliare tende a paralizzarsi e tutti i membri focalizzano la loro attenzione sulle condizioni di salute dell’interessato, preoccupandosi a loro volta o cercando di rassicurare continuamente il presunto ammalato. In entrambi i casi il risultato è quello di alimentare ulteriormente i timori della persona che tenderà a confermare la propria condizione di malato.
Anche le relazioni con gli amici possono essere significativamente compromesse poiché la persona spesso usa l’ipotetica malattia come argomento abituale di conversazione, aspettandosi considerazioni e trattamenti speciali proprio in virtù del proprio ruolo di malato.
L’obiettivo del trattamento cognitivo è quello di scalfire la ferma convinzione della persona di avere una malattia, aiutandola a reinterpretare i propri sintomi come fenomeni innocui o neutri. In associazione a questo primo intervento cognitivo si usano solitamente tecniche comportamentali (come l’esposizione e la prevenzione della risposta) che hanno la finalità di far abituare progressivamente la persona ad esporsi a tutte le situazioni che, al fine di tenere a bada le preoccupazioni ipocondriache, sono volontariamente evitate (trasmissioni televisive, riviste, libri, situazioni e luoghi), a patto che non siano messi in atto i soliti comportamenti protettivi d’ispezione corporea e di controllo (visite, accertamenti medici, ricerca di rassicurazioni).
In seguito ai cambiamenti generazionali, al progresso tecnico-scientifico e alle scoperte della medicina, anche il disturbo ha assunto diverse sfaccettature. Oggi la cybercondria rappresenta l’evoluzione moderna dell’ipocondria e consiste nella paura e nell’allarmismo per patologie lette sul web. Questo problema colpisce frequentemente le persone che, piuttosto di affidarsi ad uno specialista, tentano di fare autodiagnosi e cercano di alleviare il proprio livello di preoccupazione leggendo informazioni su siti internet. Questo meccanismo, tuttavia, rischia di diventare molto pericoloso, instaurando un circolo vizioso che alimenta lo stato di ansia e di paura del soggetto. Più la persona s’informa guardando video, fotografie e articoli, e più è facile che mal interpreti i propri sintomi, confermando la credenza di poter avere una grave malattia. Il soggetto entra quindi in una sorta di spirale senza iniziare mai a curarsi poiché il suo obiettivo è un’affannosa ricerca di una diagnosi e di terapie mediche risolutive purtroppo inesistenti.
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