Psicologia dell’età evolutiva
Così recitava già nel 1973 John Bowlby, psicologo americano e tra i maggiori studiosi esperti della teoria dell’attaccamento, inserendo in qualche modo la paura della separazione tra le reazioni “normali” conseguenti l’allontanamento della figura di attaccamento (o “caregiver”, letteralmente: chi fornisce le cure).
Se dunque l’ansia da separazione costituisce una reazione fisiologica che tutti sperimentiamo in modo particolare nei primi periodi della nostra vita, è vero che essa, incontrata in fasi successive della vita, può assumere caratteristiche disfunzionali.
Il nuovo manuale diagnostico dei disturbi psichiatrici, DSM 5, pubblicato questo anno dall’American Psychiatric Association, inserisce la diagnosi di “Disturbo d’Ansia da Separazione” tra i disturbi d’ansia che possono riguardare bambini, adolescenti ed adulti.
Tra i criteri che devono essere soddisfatti per porre questa diagnosi è indicata la presenza di ripetuti incubi, il rifiuto di uscire di casa e andare a scuola nei bambini, paura e riluttanza eccessiva a stare solo e lamentele di sintomi fisici in previsioni dell’allontanamento delle figure di attaccamento.
L’insorgenza di tale ansia può essere legata ad un evento traumatico o essere conseguenza di un legame di attaccamento disfunzionale, in cui spesso l’ansia del bambino è alimentata da quella dei genitori, che mettono in atto uno stile educativo atto a far sperimentare il mondo come pericoloso e minaccioso, alimentando le paure del bambino e di fatto limitandone le possibilità di esplorazione dell’ambiente circostante.
È stato infatti sperimentato che il fattore ereditario ha una forte incidenza nel favorire l’insorgenza di ansia da separazione.
Queste ragioni fanno sì che la presa in carico nella terapia cognitivo-comportamentale dell’ansia da separazione nel bambino e nell’adolescente debba essere preceduta da un’accurata analisi della richiesta, atta ad individuare la presenza di un evento antecedente l’instaurarsi dell’ansia da separazione.
È importante segnalare come, in particolare nelle prime fasi di vita, sia utile non sottovalutare la presenza nei bambini di paure di abbandono o il protrarsi di comportamenti ansiosi nei momenti di separazione, quale ad esempio quelli che in questo periodo sanciscono l’inizio della scuola e la conseguente separazione dagli adulti della famiglia.
In particolare tra questi troviamo:
La separazione infatti rappresenta per il bambino un evento traumatico in quanto portatore di rottura dei legami affettivi, in antitesi con il suo bisogno di affetto e sicurezza; inoltre l’esigenza di continuità nei rapporti interpersonali e il suo senso di durata di tali rapporti sono radicalmente diversi da quelli dell’adulto e quindi quel distacco che può sembrare insignificante ad un adulto, ad un ragazzo può invece apparire un’interminabile fonte di disagio (Bowlby, 1973).
In questi casi è utile chiedere il supporto psicoterapico e intervenire alle prime avvisaglie di un disturbo d’ansia da separazione, onde prevenire l’instaurarsi di ben più radicate fobie specifiche e aspetti depressivi.
Nei casi di carenza e deprivazione affettiva per indifferenza o rifiuto genitoriale, l’elemento di perdita, se non elaborato correttamente, rischia di divenire un tema centrale dell’organizzazione della personalità, che a lungo andare assume caratteristiche di tipo depressivo, in cui è preminente il senso di colpa derivante da una propria avvertita presunta responsabilità nell’allontanamento della figura di attaccamento e da cui deriva lo svilupparsi di un conseguente senso di inadeguatezza ed inamabilità personali.
La richiesta non è vincolante e verrà confermata solo in seguito alla nostra approvazione di disponibilità (telefonicamente o via email).
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