Psicoterapia dell’adulto
La signora W si trova ad un corso post partum, ad un certo punto riferisce che una serie di esercizi ha provocato un aumento del battito cardiaco ed appena si è resa conto di questo ha pensato: “oddio succederà qualcosa al mio cuore? Durante il parto ho sforzato troppo?”. A questi pensieri riferisce che il battito cardiaco è aumentato ancora, le mani hanno cominciato a formicolare, i muscoli si sono irrigiditi, ha cominciato a sudare, a tremare e ad avere dolori lancinanti al petto. La signora W riferisce con molta sofferenza che in quel momento era sicura di morire e raccogliendo le sue ultime forze si è alzata in piedi ed è andata a chiedere aiuto. Un medico l’ha soccorsa e visitata dicendole che si trattava solo di un attacco di panico, a quel punto la signora W ha smesso di preoccuparsi e in poche decine di secondi si è sentita subito più tranquilla e al sicuro: adesso i sintomi erano spariti.
La persona porrà molta attenzione al monitoraggio dei sintomi corporei quindi dedicherà gran parte delle risorse attentive e molto tempo a questo monitoraggio. Come risultato si ha una peggiore perfomance lavorativa.
Chi soffre di attacchi di panico può assumere due atteggiamenti opposti: il primo è l’atteggiamento di richiesta di rassicurazione, il secondo è l’evitamento. Le richieste di rassicurazione sono costanti e frequenti nell’arco della giornata: ogni rassicurazione produce un sollievo immediato, ma quando l’effetto svanisce il paziente richiede di nuovo rassicurazioni, producendo negli altri stress e sensazione di impotenza. L’atteggiamento di evitamento invece è in genere guidato dalla vergogna nel mostrare la propria malattia. La vergogna guida la persona ad evitare il confronto, ad essere schivo, inducendo negli altri lo stesso atteggiamento di evitamento della relazione. In conclusione, si verifica un’importate limitazione delle relazioni sociali.
I sintomi dell’attacco di panico sono facilmente distinguibili, tuttavia per essere sicuri di soffrire di disturbo da attacco di panico è necessario rivolgersi ad un professionista che escluderà altre possibili cause dei sintomi sperimentati. La diagnosi di disturbo di panico deve prendere in considerazione ed escludere patologie fisiche o altre patologie psichiche, inoltre è necessario valutare se l’attacco è collegato all’uso di sostanze come caffeina o droghe o alcool. Il disturbo da attacchi di panico determina dei comportamenti che il paziente utilizza per cercare di evitare che l’attacco si ripresenti. Per questo motivo l’attacco di panico può essere associato ad Agorafobia, ovvero all’evitamento di posti in cui sarebbe difficile avere un aiuto nel caso in cui si verificasse l’attacco (mezzi pubblici, spazi aperti o spazi chiusi come l’ascensore). Questa serie di evitamenti non solo ha una funzione menomante nella vita del paziente, ma anche tende a mantenere attivo il disturbo. Infatti, più si evitano queste situazioni, più ci si convince che non accade niente proprio grazie a questi evitamenti. Inoltre, si crede che se non si mettessero in atto questi evitamenti l’attacco si presenterebbe e sarebbe molto pericoloso per la vita. Quindi, attraverso gli evitamenti il paziente dà maggior forza al disturbo e tende a proteggersi sempre di più, chiudendosi in un circolo vizioso che diventa una vera e propria prigione. Detto questo, risulta evidente come sia necessario intervenire tempestivamente sul disturbo per evitare che diventi sempre più forte e per rendere al paziente una vita adeguata.
Bibliografia
DM., C. (1986). A cognitive model of panic. Behaviour Research and therapy. , 24, 461-470.
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