Psicologia dell’età evolutiva
Il campanello d’allarme per la depressione in età evolutiva sono spesso le difficoltà scolastiche e i cambiamenti di comportamento del bambino che devono attirare l’attenzione della sua famiglia e degli insegnanti. Un bambino che fa fatica a concentrarsi reagisce evitando o rifiutando di applicarsi nello studio, a meno che non si ostini diverse ore senza ottenere alcun risultato. È possibile assistere a un calo dei voti, il comportamento in classe può alternasi tra stati di euforia e stati di apatia, agli occhi degli insegnanti il bambino può apparire “con la testa tra le nuvole”, distratto o arrivare a dormire o ad essere molto poco partecipe alla vita di classe.
Un bambino che si senta triste per la maggior parte del tempo e/o che pensi di essere “sbagliato” in qualche cosa, molto spesso mostra dei cambiamenti anche nelle abitudini. Generalmente, il bambino comincia a mangiare poco e ad essere poco interessato al cibo (anche a quei cibi che di solito gli piacciono molto), comincia a dormire male e poco (oppure alcuni bambini mostrano la reazione opposta dormendo tantissimo). In generale, appare come un bambino irrequieto, che ha difficoltà a concentrarsi e dice di essere spesso stanco, specialmente al mattino. Naturalmente, questa stanchezza e perdita di energia può porta il bambino ad evitare molti giochi e/o sport che prima gli interessavano.
Anche nell’ambito sociale si possono osservare dei cambiamenti, il bambino può smettere di cercare gli amici per giocare, avere maggiori difficoltà nell’andare d’accordo con i coetanei, abbandonare le attività pomeridiane di gruppo o perdere entusiasmo nel prendervi parte.I momenti in cui preferisce stare a casa o nella sua stanza diventano sempre più frequenti.
L’adolescenza la fase della crescita dove la probabilità di sviluppare una depressione è più alta. In questo periodo, i ragazzi sviluppano una grande capacità di riflettere, sia su loro stessi sia sulla loro vita. Queste riflessioni possono portare a concludere erroneamente che loro sono “sbagliati” o “inadeguati” e che quindi sono inevitabilmente destinati ad avere una vita difficile. Questi pensieri li portano spesso ad isolarsi dagli amici, ad evitare tante situazioni in cui si sentirebbero a disagio. Come per i bambini, anche gli adolescenti hanno un calo nei voti scolastici, un calo delle attività sportive e soprattutto un isolamento marcato (“Passa la maggior parte del tempo in camera sua”, “Non ci racconta niente, corre subito in camera”, “Molto spesso dorme nel pomeriggio”). Non è raro che i ragazzi tentino di alleviare questo loro malessere facendo ricorso all’uso di sostanze, come alcol o droghe. Questi segni rappresentano importanti campanelli d’allarme che indicano come il ragazzo stia affrontando un periodo di profonda difficoltà. Il rischio più grande è rappresentato dal fatto che i ragazzi che si sentono “intrappolati” in queste difficoltà possono prendere in considerazione l’idea del suicidio.
Davanti a un cambiamento comportamentale di questo tipo in un bambino o in un adolescente, è opportuno richiedere una consulenza psicologica. Lo psicologo vi chiederà di descrivere in maniera dettagliata la situazione di vostro figlio, con particolare attenzione a quei segnali che ritenete preoccupanti. In parallelo, saranno svolti dei colloqui con il bambino/ragazzo che saranno volti a capire come viva soggettivamente la situazione. La valutazione permetterà di stimare la gravità della depressione e di individuare quali sono i fattori che non impediscono al bambino/ragazzo di uscire da questo momento di difficoltà.
Psicoterapia cognitivo-comportamentale: viene data importanza sia ai fattori che possono aver contribuito allo sviluppo del disturbo (bassa autostima, tratti della personalità improntati a perfezionismo, distorsioni dell’immagine corporea), che ai processi che contribuiscono al mantenimento del disturbo ostacolando la guarigione o il miglioramento, coinvolgendo quando opportuno anche la famiglia. Essendo i DCA dei disturbi essenzialmente cognitivi, in terapia vengono utilizzate strategie cognitive mirate al cambiamento di alcune convinzioni disfunzionali sul cibo e sull’importanza attribuita al peso corporeo, che viene spesso utilizzato come termine di paragone per valutare il proprio valore personale; strategie comportamentali, per gestire in maniera più funzionale le emozioni che sono spesso alla base degli episodi di abbuffate, e un rilevante intervento psicoeducativo.
Intervento medico: poiché i DCA coinvolgono in maniera importante anche il funzionamento dell’organismo, è fondamentale consultare un medico internista, per valutare se e in che entità si sono verificati i danni fisici sopra ampiamente esposti, in modo che si possa ripristinare attraverso il suo intervento un normale funzionamento organico.
Gruppi di auto-aiuto: possono essere un utile supporto, che consente di condividere con altri ragazzi i sentimenti negativi associati al disturbo; ciò può essere utile a ridurre i sentimenti di vergogna e colpa prendendo consapevolezza del fatto che non si è gli unici ad avere questo problema. Nonostante l’utilità dei gruppi di auto-aiuto, è bene ricordare che essi non possono e non devono sostituire l’intervento psicoterapeutico e medico!
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