Psicoterapia dell’adulto
Esistono due forme di anoressia: restrittiva (vi è una drastica riduzione dell’apporto calorico senza che vi siano condotte compensatorie), con abbuffate/condotte di eliminazione (accanto alla restrizione alimentare si verificano abbuffate, ovvero ingestione di molti alimenti tutti insieme per un valore energetico che arriva alle 5000 calorie, cui seguono condotte quali vomito autoindotto, eccessiva attività fisica, abuso di diuretici e/o lassativi, periodi di digiuno).
In questo caso, non si presenta una grave restrizione alimentare, il peso corporeo è mantenuto entro, o sopra, quello minimo normale e non vi è presenza di amenorrea.
Purtroppo, ad aggravare il già pesante quadro di sofferenza individuale provocato dalla presenza di un DCA, concorrono tutta una serie di difficoltà al livello socio-relazionale che costituiscono restrizioni alla vita o fonte di ulteriore vergogna. Si può manifestare evitamento di quei contesti sociali in cui si sarebbe costretti a mangiare: la paura riguarda in questi casi anche il rischio di non avere la possibilità successivamente al pasto di ricorrere immediatamente alle condotte di eliminazione, senza le quali aumentano l’ ansia e vissuti depressivi. Ciò può condurre alla restrizione delle relazioni amicali, privando le persone di quella che potrebbe invece essere un’importante fonte di sostegno.
Chi soffre di DCA manifesta problematiche legate all’autostima che possono esitare in disturbi d’ansia o in depressione, sbalzi di umore e nervosismo; si riscontra, soprattutto nel caso dell’Anoressia, una forte tendenza al perfezionismo, che è spesso legata a frustrazione con conseguente abbassamento dell’autostima se gli elevati standard di perfezione non vengono raggiunti. È possibile che vi siano condotte impulsive associate, soprattutto nel caso della bulimia e del Binge Eating Disoder, come abuso di alcolici e sostanze stupefacenti, o condotte sessuali promiscue.
La malnutrizione provoca carenza di potassio innescando aritmie cardiache che nel lungo periodo possono causare danni al cuore: se sentite spesso freddo e lamentate costante stanchezza potrebbe essere sintomo di tale carenza; l’intestino perde la propria funzionalità, come se disimparasse a lavorare, provocando croniche sensazioni di gonfiore addominale quando si assume cibo. Possono inoltre manifestarsi squilibri a livello ormonale, che possono provocare irritabilità e calo del desiderio sessuale; anche la pelle e i capelli subiscono dei danni, manifestandosi secchezza cutanea e perdita di capelli; altre conseguenze dannose subiscono i reni e le ossa. Infine, non potendo l’organismo soddisfare il bisogno di proteine attraverso il cibo, attacca i muscoli per poterne estrarre le proteine di cui ha bisogno, distruggendoli progressivamente. Ricordiamo che anche il cuore è un muscolo, e tale meccanismo si estende per tanto anche ad esso con esiti che possono essere letali.
Il vomito autoindotto procura severe conseguenze di tipo odontoiatrico, erodendo lo smalto dei denti e infiammando le gengive. A livello del cavo oro-faringeo si può verificare un ingrossamento delle ghiandole salivari, mentre i danni a carico dell’apparato digerente comprendono infiammazioni dello stomaco e dell’esofago, provocando bruciori, difficoltà digestive e gonfiore addominale. Nei casi più gravi, la lenta e costante azione dei succhi gastrici può lacerare le pareti dello stomaco e l’esofago, con conseguenze letali. Inoltre, nel lungo periodo il vomito autoindotto provoca scompensi dell’equilibrio idro-elettrolitico: con gravi alterazioni della funzionalità cardiaca e una generale condizione di disidratazione. L’abuso di diuretici può danneggiare i reni.
L’eccesso alimentare protratto nel tempo provoca aumento della pressione,con conseguente rischio di malattie cardiovascolari; diabete; difficoltà respiratorie; maggiore suscettibilità alle infezioni; problemi al fegato; aumento del rischio di tumore; difficoltà articolari e nella deambulazione e a livello osseo.
Psicoterapia cognitivo-comportamentale: viene data importanza sia ai fattori che possono aver contribuito allo sviluppo del disturbo (bassa autostima, tratti della personalità improntati a perfezionismo, distorsioni dell’immagine corporea), che ai processi che contribuiscono al mantenimento del disturbo ostacolando la guarigione o il miglioramento, coinvolgendo quando opportuno anche la famiglia. Essendo i DCA dei disturbi essenzialmente cognitivi, in terapia vengono utilizzate strategie cognitive mirate al cambiamento di alcune convinzioni disfunzionali sul cibo e sull’importanza attribuita al peso corporeo, che viene spesso utilizzato come termine di paragone per valutare il proprio valore personale; strategie comportamentali, per gestire in maniera più funzionale le emozioni che sono spesso alla base degli episodi di abbuffate, e un rilevante intervento psicoeducativo.
Intervento medico: poiché i DCA coinvolgono in maniera importante anche il funzionamento dell’organismo, è fondamentale consultare un medico internista, per valutare se e in che entità si sono verificati i danni fisici sopra ampiamente esposti, in modo che si possa ripristinare attraverso il suo intervento un normale funzionamento organico.
Gruppi di auto-aiuto: possono essere un utile supporto, che consente di condividere con altre persone i sentimenti negativi associati al disturbo; ciò può essere utile a ridurre i sentimenti di vergogna e colpa prendendo consapevolezza del fatto che non si è gli unici ad avere questo problema. Nonostante l’utilità dei gruppi di auto-aiuto, è bene ricordare che essi non possono e non devono sostituire l’intervento psicoterapeutico e medico!
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