A tutti è sicuramente capitato di non riconoscere qualcuno: quella persona l’abbiamo già incontrata, ma il suo nome non ci viene proprio in mente, o non riusciamo a ricordare dove e quando abbiamo fatto la sua conoscenza per la prima volta. Tuttavia, per alcune persone, questo problema può diventare molto più che una semplice dimenticanza occasionale.
In questi casi ci si trova di fronte alla prosopoagnosia, un problema di percezione specifico per il quale non si riesce più a riconoscere i volti delle persone. A seconda della gravità, alcune persone con prosopoagnosia non saranno più in grado di riconoscere volti familiari, altri non saranno in grado di discriminare tra volti sconosciuti e nei casi più gravi non si è in grado di riconoscere neanche il proprio volto se visto in fotografia. La prosopoagnosia è un deficit neurologico specifico, causato da un danno ai lobi occipito-temporali dell’emisfero destro. Chi soffre di difficoltà del riconoscimento dei volti, può avere difficoltà a riconoscere anche alcuni oggetti (agnosia), ma non sempre. È bene sottolineare che la prosopoagnosia, come tutte le agnosie in genere, non è né un disturbo del linguaggio (non riuscire a dire il nome di ciò che si vede) né un disturbo visivo, in quanto il paziente può avere una visione perfetta e non fare nessuna difficoltà a riconoscere altri tipi di immagini. Inoltre, essa non è causata da disturbi intellettivi, tanto che spesso è possibile riscontrarla anche in persone intelligenti.
Nonostante la presenza di questo deficit, le persone prosopoagnosiche potrebbero ancora riuscire a riconoscere gli altri basandosi sulle loro caratteristiche peculiari come per esempio il tono della voce, la postura, il modo di vestirsi.
La scoperta di un disturbo specifico per il riconoscimento dei volti umani rivela la presenza di un circuito nel cervello la cui funzione principale è quella di elaborare le informazioni relative ai volti permettendoci di riconoscerli, diverso e separato dal sistema con cui riconosciamo gli altri oggetti.
Il caso: la donna che riconosceva solo Berlusconi. V.Z. era una signora italiana, casalinga, studiata da due ricercatori di Padova nel 2005. La particolarità di questa paziente non era tanto il fatto che, a causa di una malattia neurodegenerativa, riuscisse ormai a riconoscere un solo volto, ma il fatto che questo unico volto fosse proprio quello dell’allora premier Silvio Berlusconi: la signora non solo era in grado di riferirne correttamente il nome, ma era anche capace di dare alcune informazioni sul personaggio, come il fatto di essere un politico.
Questo caso clinico potrebbe dimostrare che certe immagini, facce o informazioni veicolate dai mass-media si imprimono nel nostro cervello in un circuito diverso da quello che usiamo abitualmente per ricordare le facce di chi ci circonda. E’ come se il volto dell’ex premier fosse stato inciso nella mente in un formato speciale, diverso non solo da quello ordinario degli oggetti ma anche da quello ordinario dei volti.
Bibliografia
Mondini S., Semenza C. How Berlusconi keeps his face: a neuropsychological study in a case of semantic dementia. Cortex. 2006 Apr;42(3):332-5.