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COS’È IL FETICISMO

La parola “feticcio” deriva dalla lingua portoghese: i mercanti di schiavi usavano questo termine per indicare gli oggetti adorati dagli indigeni africani, ritenuti sacri dalle popolazioni locali. Il feticismo infatti è una forma di perversione sessuale per cui si prova piacere sessuale esclusivamente a contatto con un oggetto specifico, una parte del corpo o una qualità. Infatti, all’interno di questa parafilia, il feticcio diviene quasi come un “oggetto di culto”, essenziale all’eccitazione e al piacere sessuale.

Ma tranquillizziamoci: un certo grado di feticismo rientra abitualmente nell’ambito della sessualità normale, può aggiungere un pizzico di pepe al rapporto con il partner e assecondare le fantasie erotiche di ognuno di noi in modo assolutamente sano. La condizione diventa patologica solo quando il feticcio arriva a sostituirsi completamente al coito, o quando esso diventa oggetto sessuale esclusivo: il partner non è più un compagno con cui condividere il piacere, ma un semplice veicolo del feticcio stesso.

GLI OGGETTI-FETICCIO PIÙ DIFFUSI

-una specifica parte del corpo (i più comuni sono seno, natiche, piedi, mani, gambe; ma anche altre parti meno consuete come ascelle, naso e peli),

caratteristiche o condizioni particolari: donne incinte, cicatrici o mutilazioni, estremo sovrappeso;

fluidi o escreti biologici: il sudore, la saliva, l’urina e le feci;

-oggetti inanimati: biancheria intima, calze, guanti, scarpe, materiali specifici come latex, pelle, pvc.

 

FORME DI FETICISMO

Secondo lo psicologo Alfred Binet l’“amore normale” è il risultato di una complicata forma di feticismo, e lo classifica in due forme:

“amore spirituale” : è caratterizzato dalla devozione di specifici fenomeni mentali, come i comportamenti, le classi sociali o i ruoli. In questo caso il feticismo si manifesta come “gioco delle parti” durante il rapporto, scaturito da un’ossessione verso un dato comportamento;

“amore plastico”: si riferisce alla devozione ad oggetti materiali come parti del corpo o oggetti inanimati; infatti per alcuni feticisti, vedere, sentire, annusare, inghiottire o palpare l’oggetto della propria attrazione è importante almeno quanto il coito ordinale, se non addirittura di più.

dangling: far dondolare una scarpa parzialmente indossata.
dangling: far dondolare una scarpa parzialmente indossata.

Le pratiche feticistiche possono essere raggruppabili anche in base al canale sensoriale coinvolto: alcuni si eccitano principalmente guardando (ad esempio con il cosiddetto dangling –in foto-), altri annusando, altri toccando materiali specifici.

Ogni feticista può utilizzare il proprio oggetto in tre diverse modalità:

Modalità attiva, in cui il feticista usa attivamente il feticcio;

Modalità passiva, in cui vuole che il feticcio sia in qualche modo usato su di lui da un’altra persona;

Modalità contemplativa, in cui si trae piacere dalla semplice contemplazione dei feticci collezionati.

Come abbiamo già detto però, una preferenza per un qualcosa di inusuale non implica necessariamente la presenza di feticismo, che può esistere in una certa gradualità:

– ad un primo livello è presente una leggera preferenza per certi tipi di partner, stimoli o attività sessuali, tuttavia non risulta appropriato l’utilizzo del termine fetish;

livello 2: bassa intensità di feticismo, caratterizzato da una preferenza più marcata per i casi citati nel primo livello;

livello 3: moderata intensità di feticismo, dove sono necessari degli stimoli specifici per consentire l’eccitazione e la prestazione sessuale;

livello 4: alto livello di feticismo, in quanto gli stimoli specifici prendono il posto del partner.

LA SUBCULTURA FETISH

Considerato fino a qualche tempo fa una perversione malsana e da condannare, al giorno d’oggi il feticismo non solo sta entrando nelle abitudini sessuali diffuse, ma estende la propria influenza nella moda e nell’arte. Esistono riviste specializzate, blog, forum e siti internet che permettono di mettere in contatto gli appassionati; e appositi locali organizzano spesso degli eventi a tema a cui partecipare o assistere. La stessa frequentazione di sexy shop ormai non è più un tabù per il sesso femminile, al punto che si stanno diffondendo anche in Italia catene di negozi pensati appositamente per le donne.

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Il vaginismo rappresenta un’alterazione del normale comportamento sessuale femminile. Si tratta di un problema più diffuso di quanto non si creda, ma spesso è difficile per la donna o per la coppia affrontarlo, per il timore che si tratti di qualcosa di imbarazzante e del quale è meglio non parlare.

 

vaginismo2In cosa consiste il vaginismo?

Il vaginismo è una reazione automatica di contrazione dei muscoli vaginali che rende impossibile la penetrazione, sia durante l’atto sessuale che in altre situazioni (come la visita dal ginecologo o l’inserimento di assorbente interno); talvolta anche il solo pensiero della penetrazione può indurre la contrazione dei muscoli.

È importante ricordare che le donne che soffrono di vaginismo non hanno nessun difetto fisico a differenza di ciò che spesso si pensa ( “la mia vagina è piccola e stretta, è diversa da quella delle altre”; “essendo diversa dalle altre, non è fisicamente possibile che io venga penetrata”) e non sono nemmeno donne frigide o incapaci di amare ( ma anzi sono in grado di provare piacere e raggiungere l’orgasmo).

 

Da cosa riconosco se si tratta di vaginismo?

Nella maggior parte dei casi non si tratta di episodi isolati ma di contrazioni e spasmi muscolari molto ricorrenti e avere un rapporto sessuale diventa praticamente impossibile.

Un altro modo per riconoscere il vaginismo è distinguere il dolore che si prova durante i tentativi di penetrazione da quello dovuto a un’altra malattia: ad esempio se il dolore è causato da un’irritazione o un’infezione dell’organo sessuale (come la candida, la gardnerella o l’herpes) non si tratta di vaginismo e in questi casi è necessario rivolgersi a un medico per risolvere il problema.

Molto spesso il vaginismo non rappresenta solo una reazione fisica ma si accompagna a una vera e propria paura della penetrazione che può far vivere con grande disagio alcune situazioni personali e di coppia.

 

Da dove nasce la paura di essere penetrate?

Ovviamente il vaginismo non è un problema che riguarda tutte le donne, ma la paura o l’ansia della  penetrazione sono fenomeni piuttosto frequenti.

Questa paura nasce quando si associa la penetrazione a uno stimolo spiacevole o doloroso come un’esperienza frustrante, un forte senso di colpa dovuto a convinzioni personali e/o religiose (“non avrei dovuto fare sesso, è peccato”; “è una vergogna aprire le gambe di fronte a un estraneo anche fosse il ginecologo”) o un episodio traumatico (come la perdita della verginità o addirittura un abuso).

 

Conseguenze psicologiche: nonostante il vaginismo non influisca direttamente su molti aspetti della vita quotidiana e non comprometta eccessivamente la salute della persona, può rappresentare un vero e proprio disagio per chi lo vive, e come tale deve essere affrontato. Spesso le donne con vaginismo non conoscono a fondo questo problema e tendono a considerarsi colpevoli e frustrate perchè non riescono a vivere serenamente i propri rapporti sessuali (“è tutta colpa mia”; “che cosa ho che non va?”).

Anche un partner troppo brusco e frettoloso e che trascura le esigenze della propria compagna può incrementare la situazione di malessere associata al momento della penetrazione, rendendolo sempre più difficile da affrontare per la donna.

 

Come faccio a uscirne? Come posso aiutare la mia compagna?

Come appena detto, il sostegno delle persone vicine e specialmente del partner possono rappresentare un importante aiuto per una donna con vaginismo ed è quindi consigliabile adottare un atteggiamento comprensivo e non-colpevolizzante se ci si vuole veramente impegnare per cambiare la situazione.

( “non preoccuparti di questo problema, vedrai che insieme lo risolveremo!”; “non è colpa tua, non sei da sola”; “so che può imbarazzarti parlarne ma se vuoi farlo a me fa piacere”)

Oltre a questi interventi “in piccolo”, ma comunque utili, è importante aiutare la propria partner a rendersi conto di avere un problema, che può essere affrontato e risolto con l’aiuto di uno psicoterapeuta.

 

Quali soluzioni sono disponibili? 

Psicoterapia cognitivo-comportamentale: questa terapia si concentra su alcuni pensieri che una persona può essersi fatta circa il vaginismo e sulla sua paura della penetrazione per aiutarla ad affrontare l’atto sessuale come un momento naturale in cui la vagina riesce ad adattarsi al pene senza problemi, senza viverla più come un evento traumatico. Esistono esercizi (anche in varianti più “giocose” e creative) in cui si insegna alla persona a familiarizzare poco alla volta con la penetrazione tramite un training iniziale per imparare a rilassarsi sia a livello generale che nello specifico a livello di muscolatura vaginale, poi si aiuta la persona ad affrontare la penetrazione vera e propria attraverso un’esposizione graduale. È molto importante che in questi passaggi vengano rispettati i tempi e le esigenze della donna, è un processo che non va forzato ma in cui va lasciato pieno controllo alla donna che deve sentirsi in grado di padroneggiare ogni piccolo passo avanti che è riuscita a fare.

 

Psicoterapia di coppia: qualora nella coppia fossero presenti delle difficoltà, queste potrebbero non solo costituire la causa del vaginismo ma potrebbero diventare anche un ostacolo al superamento del problema. È importante perciò che, oltre a concentrarsi sul problema dal punto di vista sessuale, anche la relazione venga affrontata per superare eventuali difficoltàdi coppia.



L’eiaculazione precoce è sicuramente uno tra i disturbi sessuali che provoca maggiore disagio tra gli uomini. Il dato interessante è tuttavia che sia molto più diffuso di quanto si pensi: all’incirca il 20-25% della popolazione maschile infatti ne soffre.

Cos’è esattamente l’eiaculazione precoce?

Si tratta della difficoltà persistente di un uomo di esercitare un controllo volontario sull’eiaculazione, da cui consegue il raggiungimento dell’orgasmo anche dopo un minimo di eccitazione sessuale o subito dopo l’inizio di un rapporto sessuale. In certi casi, l’eiaculazione può avvenire ancor prima della penetrazione. Com’è facilmente immaginabile, spesso seguono conseguenze negative come perdita di motivazione sessuale, difficoltà interpersonali, affievolimento della libido. Molto spesso può conseguire un abbassamento dell’autostima e insicurezza nella relazione sessuale che nuoce nella relazione di coppia. Per saperne di più


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