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C’è chi dice che la nascita dei propri figli sia l’evento più bello nella propria vita, che i primi passi e le prime parole pronunciate dai nostri bimbi danno una gioia ineguagliabile. Che la vita è più bella da quando si è diventati genitori.

Anche se… le notti insonni, la costante paura che il bambino possa farsi male, decidere dove mandarlo a scuola, che sport fargli praticare, i primi litigi, i figli che crescono e cercano di guadagnarsi ostinatamente la loro indipendenza… non sembra essere poi così facile essere genitori. Qualcuno pensa che avere figli significhi più stress che felicità.

A chi dare ragione? Noi vogliamo parlarvi di tre studi che dimostrano che i genitori, ed in particolare i padri, sono più felici di coloro che non hanno figli!

Un team di psicologi provenienti dalle prestigiose University of California, University of British Columbia e Stanford University si sono riuniti nel 2013 per cercare di scardinare l’idea (diffusa tra genitori e non) che avere figli significhi avere più stress che gioie.

genitori feliciIl primo degli studi effettuati ha raccolto dati da un campione molto eterogeneo di cittadini statunitensi. La raccolta dei dati è stata effettuata più volte a distanza di anni, così da assicurarsi che lo stress/gioia di essere genitori non fosse influenzato da specifiche condizioni del momento (come un boom economico o una crisi). Ai partecipanti veniva chiesta l’età, lo stato coniugale e se e quanti figli avessero; infine a tutti i partecipanti veniva chiesto “tutto sommato quanto ti senti soddisfatto della tua vita? Considerando una visione d’insieme, diresti di essere una persona felice?”. I risultati del primo studio riportano che rispetto ai non-genitori, i genitori riportano punteggi più alti di soddisfazione, felicità e senso di essere importante al mondo; inoltre all’aumentare del numero di figli aumentava anche la soddisfazione dei genitori.




Il secondo studio è molto simile al primo ma ha prestato maggiore attenzione alla soddisfazione quotidiana e non a quella complessiva. I partecipanti a questo studio non hanno svolto un’intervista ma gli è stato chiesto di compilare individualmente un questionario online ogni giorno. Nel questionario venivano presentate domande circa il benessere al momento della compilazione e quello globale. I risultati di questo studio confermano quello precedente e dimostrano, inoltre, che il benessere riportato dai genitori rispetto agli adulti senza figli non riguarda solo una valutazione complessiva ma la soddisfazione e la felicità sono maggiori anche quando valutate giorno per giorno.

Il terzo ed ultimo studio è stato dedicato esclusivamente ai genitori per valutare se la soddisfazione che percepiscono quotidianamente sia legata esclusivamente ai momenti di interazione con i figli, ad attività fuori le mura domestiche oppure ad entrambe le attività. Con l’aiuto dei ricercatori, i genitori erano invitati a ricordare ed elencare minuziosamente ciò che avevano fatto nella giornata precedente; dopo aver passato in rassegna le azioni svolte nelle ventiquattro ore precedenti ogni mamma e papà doveva indicare quale emozione e reazione affettiva aveva provato in quel preciso momento. Confrontando le diverse situazioni è emerso che, durante la cura dei propri figli, i genitori provano emozioni più positive e sostengono di sentirsi molto più utili e influenti nella loro vita.

Insomma, essere genitori non sarà certo un’impresa facile ma rende la vita più felice e soddisfacente!

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Oggi è difficile, se non impossibile, definire con precisione come funziona una famiglia dal momento che esistono coppie separate, famiglie allargate, mamme in carriera e uomini che chiedono la paternità al posto delle compagne. Insomma, quella che era una distanza insormontabile tra i doveri di una madre e quelli di un padre si sta sempre più riducendo e forse in un futuro non molto lontano non ci saranno più differenze. Quali sono le conseguenze dei cambiamenti a cui stiamo assistendo all’interno della famiglia? Destabilizzano i bambini? O trasmettono loro un’idea più paritaria dei compiti che devono rivestire i due genitori? In uno studio del 2012 la Dottoressa Alyssa Croft , della British Columbia University, è arrivata alla conclusione che i ruoli rivestiti dai genitori in casa abbiano un fortissimo impatto sulle aspirazioni dei bambini e delle bambine rispetto ciò che vogliono fare da grandi. In particolar modo la disuguaglianza fra i due generi sarebbe alla base di un sistema futuro in cui le donne continueranno ad essere penalizzate anche al lavoro.

È stato chiesto a 326 bambini tra i 7 e i 13 anni e ai loro genitori di rispondere a domande rispetto alle loro credenze circa i ruoli di genere ovvero ciò che secondo loro spetta a una mamma/moglie e cosa al papà/marito. In un secondo momento, è stato chiesto ai genitori quanto si considerassero partecipi nelle faccende di casa, quante ore lavorassero ogni giorno e quanti soldi percepissero di stipendio. I risultati mostrano come, rispetto agli uomini, le donne dichiaravano di occuparsi della maggior parte dei lavori domestici, lavoravano per un numero di ore simile ma con un salario significativamente inferiore. Nell’ultima fase dello studio i ricercatori hanno chiesto ai bambini di parlargli delle loro aspirazioni per il futuro, cioè di cosa vorrebbero fare da grandi e infine sono state confrontate le risposte dei bambini con quelle dei loro genitori.

Qual è l’effetto di questa disuguaglianza sui nostri figli?

Le madri che avevano manifestato espressamente un’idea molto stereotipata delle differenze di genere (ovvero l’uomo più forte, che si deve occupare del lavoro e la donna che invece ha come compiti la cura della casa e della famiglia) erano quelle i cui figli avevano idee più stereotipate rispetto agli altri bambini; come ad indicare che le nostre convinzioni, soprattutto se espresse esplicitamente, hanno un fortissimo impatto sulle convinzioni e aspettative dei nostri bambini. Quando i padri4269258845_614e20f861_z riportavano una suddivisione dei lavori domestici più equa con la propria compagna le loro figlie femmine dimostravano di essere più propense a lavorare fuori di casa e ambivano a ruoli “meno tipicamente femminili”. In accordo con quanto sostenuto dalla dottoressa Croft, concludiamo dicendo che una distribuzione più equilibrata dei doveri e dei ruoli all’interno della famiglia rappresenta una condizione auspicabile non solo per noi genitori ma anche per i nostri bambini, perché un giorno possano sentirsi liberi di poter scegliere il ruolo che ritengono più adatto per loro, indipendentemente dagli stereotipi.

 

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Ogni genitore si chiede quale sia il modo più adeguato per educare i propri figli, mischiando le giuste dosi di regole e di concessioni. Gli studi sugli stili genitoriali mostrano come il genitore-leader (stile genitoriale autorevole)  sia quello che ha maggiore probabilità di aiutare i bambini a diventare degli adulti felici e sicuri di sé. Ecco 3 motivi che fanno del genitore autorevole-leader un vero esempio da seguire:

1# Non riempie la casa di regole, ma impone delle linee guida.  A differenza del genitore-dittatore che pretende un’assoluta obbedienza alle regole imposte, il genitore leader riconosce l’importanza di lasciare al bambino una certa libertà di azione. Per questo, impone delle linee guida che costituiscono dei limiti invalicabili e non contrattabili, all’interno dei quali però è possibile muoversi e scegliere. Mentre un genitore-dittatore direbbe “devi fare i compiti dalle 15:00 alle 16:30” e il genitore-suddito tenterebbe di convincere il bambino a fare i compiti “dai facciamo i compiti. Ti aiuto io così facciamo prima e poi puoi giocare”, il genitore-leader approfitta dell’occasione per insegnare al bambino come organizzarsi il proprio lavoro: “Sai che ceniamo verso le 19:30. Per quell’ora i compiti devono essere finiti. Vedi tu se farli subito dopo pranzo o più tardi nel pomeriggio. Ricordati però che per le 19:30 devi aver finito tutto”. Il genitore-leader ha imposto un limite invalicabile oltre al quale il bambino non può andare (in questo caso l’orario di cena), ma gli lascia la libertà di organizzarsi nel pomeriggio come ritiene più opportuno.

genitore leader stile autorevole mentecomportamento2# Lascia al bambino la possibilità di scegliere, in alcune occasioni.  Prendere una decisione non è un compito banale. Tale compito diventa ancora più arduo se ci si ritrova a 20 anni a dover decidere per la prima volta nella propria vita. Per evitare tutto ciò, il genitore-leader allena il bambino a prendere delle decisioni fin da piccolo. Il genitore- leader non mette mai in discussione i limiti invalicabili (ad esempio, il bambino non può scegliere se andare a scuola o meno) ma in alcuni ambiti lascia che sia il bambino a prendere la decisione “Che sport ti piacerebbe fare dopo la scuola? Calcio e nuoto sono abbastanza vicini a dove abitiamo, quale preferisci?”. Cominciando a prendere queste decisioni, e sopportando le eventuali conseguenze negative, il bambino comincia a sperimentare la sua autonomia e si allena per le decisioni, molto più importanti, che dovrà prendere da adulto.

3# Permette al figlio di sperimentare e trarre le sue conclusioni. Seppure certe volte la tentazione di intromettersi nella vita del figlio per aiutarlo e semplificargli le cose è forte, il genitore leader ha imparato quanto sia importante che il bambino faccia le sue esperienze in prima persona in modo da poterne trarre profondi insegnamenti. Permettere al bambino di sperimentare alcune difficoltà o alcuni situazioni gli permette di fare un’esperienza diretta e di  capire perché un certo comportamento è adeguato oppure inopportuno. La difficoltà più forte, da parte del genitore, è quella di accettare che il bambino faccia degli errori. Lasciar sperimentare, infatti, significa accettare che il bambino molto probabilmente sbaglierà e dovrà ritentare. Riprendendo l’esempio dei compiti, se il bambino deve organizzarsi il pomeriggio è molto probabile che le prime volte non riesca a finire i compiti in tempo per la cena. Oppure è probabile che si metta a piangere perché non finirà in tempo o, ancora, che si senta frustrato per non essere riuscito a fare ciò che la mamma gli aveva chiesto. Tutte queste esperienze negative non sono dei terribili traumi infantili, ma semplicemente dei piccoli inciampi necessari a far capire al bambino che la sua strategia non era adeguata e che ne deve pensare un’altra.  Il genitore-leader, in questo modo, insegna anche a non arrendersi di fronte alle difficoltà, un’abilità questa che gli sarà molto utile da adulto.

 

**Leggi anche: 5 caratteristiche dei genitori “dittatori”**

***Torna la prossima settimana per leggere: 5 trucchi per sconfiggere il mostro nell’armadio.***

  

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