Emozioni in altalena: il Disturbo Bipolare

disturbo bipolareA tutti noi capita di avere delle giornate no, in cui ci siamo particolarmente giù di morale, e altre in cui siamo inspiegabilmente di buonumore.
Tuttavia, esistono una serie di patologie in cui questi sbalzi d’umore diventano così estremi da interferire seriamente con la vita sociale e lavorativa della persona. Stiamo parlando dei Disturbi dello Spettro Bipolare. Il termine “bipolare” deriva proprio dal fatto che, senza un’adeguata terapia, le persone con questa malattia tendono a oscillare tra i due poli opposti delle emozioni: da un lato periodi di profonda depressione, dall’altro periodi di eccessiva e immotivata euforia ed eccitabilità, detti “maniacali” o “ipomaniacali”. Questi opposti possono essere intervallati da periodi in cui l’umore è normale. Il disturbo colpisce nella stessa percentuale uomini e donne e compare generalmente nella tarda adolescenza.

L’Episodio “Maniacale”
Durante questa fase, che può durare anche alcuni mesi, la persona è caratterizzata da un tono dell’umore particolarmente alterato, in senso euforico oppure irritabile. I suoi pensieri corrono veloci, si sente creativo e loquace, dorme poco, si spende in numerose attività frenetiche che possono comportare anche spese folli, investimenti avventati, comportamenti sessuali rischiosi. Questa alterazione diventa tale per cui vengono compromesse le capacità sociali, relazionali e lavorative della persona, tanto che spesso è necessario un ricovero o un intervento medico per impedire che la persona possa arrecare danno a sé o agli altri. Durante questa fase la persona può essere coinvolta in litigi, risse, spendere tutti i suoi risparmi e perdere addirittura il lavoro. Oppure può sparire per viaggi lontani senza dare notizie ai propri familiari. La persona non si rende conto di essere malata e sente un senso di onnipotenza, euforia e buonumore esagerato.

L’Episodio “Ipomaniacale”
I sintomi sono molto simili a quelli della fase maniacale, con la differenza che la durata è inferiore (3-4 giorni) e che la gravità del comportamento non è tale da cambiare significativamente le relazioni e le capacità lavorative del paziente.

L’Episodio “Depressivo Maggiore”
Si tratta di un periodo di grave depressione che può durare diversi mesi, caratterizzato da profonda tristezza, mancanza di desiderio e di piacere per le cose belle della vita, pensieri negativi, desiderio di farla finita, in alcuni casi perfino allucinazioni o deliri. Solitamente la persona ha anche sintomi di tipo fisico, come cambiamenti nel sonno (dormire molto o troppo poco) o nell’appetito, tanto da ingrassare o al contrario perdere peso. Tutto ciò è associato a forti sentimenti di colpa e alla sensazione di non valere nulla: ad esempio la persona può pensare di essere un peso per gli altri, di avere sbagliato tutto nella vita, di voler sparire per non dare più fastidio.

sbalzi d'umoreQuanti tipi di Disturbo Bipolare esistono?
La classificazione dei disturbi è basata sulla gravità e sulla durata degli episodi depressivi e maniacali o ipomaniacali. Possiamo elencarne i tre principali:
1) Disturbo Bipolare di tipo I: si caratterizza per la presenza di uno o più episodi maniacali alternati (ma non sempre) da episodi depressivi o misti
2) Disturbo Bipolare tipo II: in questo caso, il paziente oscilla tra episodi ipomaniacali e almeno un Episodio Depressivo Maggiore
3) Disturbo Ciclotimico: i pazienti con disturbo ciclotimico sviluppano numerosi episodi ipomaniacali, che si alternano a periodi di depressione “lieve”, ovvero che non soddisfano appieno la diagnosi di Depressione Maggiore.

depressione rabbiaÈ possibile una cura?
Poiché il disturbo è di origine prevalentemente neurobiologica -anche se può essere scatenato da fattori ambientali come un forte stress– il trattamento principale è di tipo farmacologico: lo psichiatra prescriverà al paziente dei farmaci stabilizzatori dell’umore, molecole che agiscono sulle strutture cerebrali profonde stimolando la produzione di sostanze che sono carenti nel cervello del malato, come la serotonina. Al trattamento farmacologico è opportuno comunque affiancare un trattamento psicologico sia per il paziente che per i suoi familiari, in particolare mediante percorsi psicoeducativi che forniscano loro strumenti adeguati per affrontare i periodi difficili. Può essere efficace anche una terapia di gruppo, che aiuti il paziente a conoscere altre persone nella sua condizione e confrontarsi con gli altri in merito alle modalità più efficaci di far fronte ai disagi relativi al disturbo.
Nella psicoterapia cognitivo-comportamentale, il terapeuta aiuterà il paziente a contenere le ripercussioni della malattia a livello sociale e lavorativo, aiutandolo a conoscere meglio i sintomi per evitare ricadute improvvise.

Tutti questi interventi migliorano significativamente la qualità di vita del paziente e di chi gli sta accanto.

 

Mentecomportamento | Associazione di psicoterapeuti cognitivo-comportamentali


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