La mattina di M.

Articolo a cura di Paolo Rosamilia

 

M. si alza come tutte le mattine alle ore 8.00. Accanto al letto ha riposto la sua agenda: ore 10 caffè con E., ore 12 pranzo con F., ore 15 lavoro.
M. lavora come segretaria per un noto avvocato ed è molto apprezzata a lavoro per la sua precisione e meticolosità.
Appena si alza M. non è al meglio, si sente minacciata dalla routine quotidiana: fare il caffè, la doccia, vestirsi… Per lei queste non sono cose semplici. Il rumore della moka avverte che il caffè è pronto, M. subito spegne il gas e gira la manovella del fornello per 4 volte per esser sicura di averlo spento bene. M. non riesce a spiegarsi bene perché le servono 4 volte per sentirsi sicura, lo fa in automatico, quasi per scaramanzia.
Dopo il momento della colazione arriva quello della doccia.
Per M. fare la doccia è una prassi complicata. Usa due spugne, una per le parti intime e una per la schiena, il torso e le spalle. Se accidentalmente una delle spugne entra a contatto con l’altra per lei è una cosa inaccettabile, non si sente a posto e deve ricominciare da capo.
Compie questa sequenza di lavaggio per 4 volte, numero quasi sempre sufficiente a farla sentire “pulita”.
M. controlla l’orologio che segna le 9 meno 20, ci vogliono 30 minuti per arrivare a prendere il caffè con E., si deve sbrigare e le sale un po’ di agitazione.
Inizia a lavarsi ma non è sicura di aver fatto bene la procedura e ricomincia da capo.
M. è agitata: più cerca di contare quante volte riesce ad insaponarsi e sciacquarsi, più ha la sensazione di non aver contato bene, come se non riuscisse più a fidarsi della sua memoria.
Finalmente M. riesce ad uscire dalla doccia ma si sente molto insicura. Decide di ricontrollare di aver spento il fornello, si sente agitata, muove la manovella per 4 volte ma non si sente a posto, non è sicura di averlo fatto bene, inizia a ripetere la procedura.
Controlla l’ora: ormai sono le 10 meno 10, decide di mandare un messaggio ad E. per disdire l’appuntamento.
Si sente triste e in colpa, è  la terza volta in questa settimana che rimanda l’appuntamento con la sua amica E., chissà cosa penserà di lei.
M. decide di vestirsi, deve andare a pranzo con F., quel ragazzo gentile conosciuto da poco e che a lei piace molto.
Si veste, ricontrolla il gas, si sente finalmente soddisfatta. Prima di uscire di casa si specchia velocemente per sistemarsi i capelli e sentirsi più sicura.
Mentre alza il braccio per sistemare un ciuffo ribelle nota un piccolo alone di sudore sulla camicia di seta bianca.
Per M. è inaccettabile, è estate, fa caldo, lei si è agitata ma queste spiegazioni non la fanno stare meglio.
Riapre l’acqua e ricomincia la procedura di lavaggio. M. ha la sensazione sempre più forte di non aver fatto le cose per bene. Quando esce dalla doccia è troppo tardi per il pranzo con F., si sente a pezzi. Chissà se riuscirà ad andare al lavoro…

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Articolo a cura di Paolo Rosamilia

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