Le 3 trappole in cui i genitori possono cadere

Essere genitori rappresenta un compito importante e delicato. I genitori sono le persone che i bambini osservano più spesso, le persone di cui si fidano, coloro da cui ricevono apprezzamenti e rimproveri. L’impatto che i genitori possono avere sulla vita dei propri figli è quindi molto rilevante. Ecco alcuni “trappole” in cui è facile cadere:




1-La trappola dell’escalation

La trappola dell’esclation può avvenire in due diversi modi. Il primo è quando l’escalation avviene da parte del bambino. Immaginiamo che un bambino chieda di mangiare una merendina nel pomeriggio e il genitore risponda: “No, tra poco ci mettiamo a tavola per cena”. Per tentare di ottenere ciò che vuole, il bambino può iniziare una serie di comportamenti di protesta (piangere, urlare, controbattere, chiedere con insistenza, etc, ) che aumentano gradualmente di intensità. Di fornte a questa escalation a volte il genitore acconsente alla richiesta, pensando che di fronte ad un comportamento del genere non ci fosse altro modo di fermarlo.

Ma ciò che il bambino ha imparato è che per ottenere una merendina (o un videogioco, o il permesso di andare fuori, etc.) occorre urlare, piangere, strillare sempre più forte. Questo significa che ogni volta che il bambino si roverà di fronte ad un NO, inizierà un escalation di questo tipo, sicuro di riuscire ad ottenere ciò che vuole.




L’escalation può avvenire anche in direzione opposta. Immaginiamo per esempio che un genitore dica al figlio: “Lavati le mani perché tra un po’ andiamo a tavola”. Il bambino sta guardando la TV, o giocando con un videogioco, e risponde di si, ma continua a giocare. Allora il genitore, lo chiede di nuovo. Poi ancora una volta. Infine, il genitore si mette ad urlare e sarà visibilmente arrabbiato. A questo punto, il bambino smette di giocare e va in bagno a lavarsi le mani.

Ciò il bambino può aver capito è che non deve davvero fare qualcosa, fintanto che il genitore non alza la voce. In altre parole, ciò che i genitori dicono tranquillamente può essere ignorato. Il problema qui consiste nel fatto che il genitore impara che l’unico modo per essere obbedito è alzare la voce.

2- La trappola del “E’ solo un periodo, poi passa…”

Un’altra trappola in cui i genitori possono cadere è quella di notare dei comportamenti problematici da parte di un figlio e di sperare che (spontaneamente) si risolvano da soli. Spesso un genitore può pensare, “è solo una fase, poi passa…”.

Questo può accadere quando il figlio è aggressivo nei confronti degli altri bambini, quando a scuola prende note, quando dimentica quaderni e libri in giro e così via. In realtà il modo in cui un genitore risponde può far scomparire rapidamente questi comportamenti.




Se un bambino mette in atto un comportamento eccessivo (per esempio, picchiare un compagno) e non viene messa in atto nessuna conseguenza, il messaggio che il bambino riceve è che qualsiasi comportamento è accettabile. Crescendo questo tipo di messaggio diventa sempre più pericoloso.

La trappola del “L’hai fatto apposta”

Questo tipo di trappola rappresenta un problema perché tenta di “interpretare” le intenzioni del bambino. Per esempio, un bambino che continua a dimenticarsi i quaderni a scuola potrebbe subire delle conseguenze per il suo a comportamento a seconda di come viene interpretato. Un genitore potrebbe lasciar correre in alcuni casi e in altri impedire al bambino di giocare ai videogiochi come punizione. Il messaggio ricevuto è incoerente e il bambino non comprende se il comportamento è sbagliato o irrilevante.

 

Mentecomportamento | Associazione di psicoterapeuti cognitivo-comportamentali


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