Riconoscere i volti: un gioco da… bambini!

E’ da tempo noto che i bambini sono incredibilmente in grado di riconoscere facce in movimento già nelle prime ore dalla nascita, e che diventano abili a distinguere il viso della madre di lì a pochi giorni. Tuttavia la capacità di riconoscere i volti allo stesso livello degli adulti non viene acquisita prima dell’adolescenza.

Quello che è meno noto è quali siano le differenze qualitative che riguardano il modo con cui i bambini e gli adulti identificano i volti: secondo alcuni studiosi i bambini analizzano prima le singole parti, per poi ricondurle ad un volto unitario. Secondo altri la strategia utilizzata da bambini e adulti è la stessa, ovvero entrambi codificherebbero il volto in modo olistico, come un tutto unitario.

riconoscimento voltiIn una ricerca di Pellicano e Rhodes (2003) si è voluto scoprire se bambini al di sotto di sei anni riescano ad elaborare e riconoscere i volti in modo olistico. Se i bambini e gli adulti riconoscono in modo olistico i volti presentati verticalmente, come sostenuto nelle ipotesi dei due ricercatori, allora una certa caratteristica del volto dovrebbe essere più facilmente riconosciuta quando questa è presentata all’interno del viso, piuttosto che se presentata singolarmente e isolatamente da questo. I volti raffigurati rovesciati, più difficili da identificare, verrebbero invece elaborati per parti.

I ricercatori erano concordi nel ritenere che i bambini piccoli mostrassero minore accuratezza nella codifica rispetto agli adulti, tuttavia pensavano che i processi alla base dovevano essere gli stessi.

Per verificarlo vennero sottoposte, a partecipanti adulti e bambini di 4 e 5 anni, otto figure rappresentanti volti non familiari, quattro di queste vennero presentate dritte e le altre quattro ribaltate.

Gli stimoli presentati in successione erano:

  • un volto

  • lo stesso volto accanto ad un volto-distrattore identico al primo tranne per una caratteristica (il naso, la bocca..) alterata

  • la caratteristica del volto non alterata e quella alterata presentate isolatamente dal viso.

Negli stimoli rovesciati la successione di presentazione era la stessa.

Quello che si voleva sondare era l’accuratezza nel riconoscere i visi mostrati e le loro parti isolate.

Dai risultati si evince che l’identificazione delle parti di un volto avveniva più facilmente e più accuratamente se esse erano presentate all’interno dello stesso volto piuttosto che presentate singolarmente, ciò a dimostrare quanto, sia adulti che bambini, percepiscano i volti in modo non frazionato bensì unitario.

Tuttavia, l’accuratezza nel rispondere è significativamente migliore negli adulti. Entrambe le categorie di partecipanti, inoltre, mostrava difficoltà nel riconoscere un volto quando era invertito.

Le spiegazioni concernenti le differenze tra piccoli e grandi sono varie e ancora non verificate, alcuni parlano di maggior esperienza che gli adulti hanno con i volti umani rispetto ai bambini, altri di modificazioni che avvengono nel magazzino mnestico con lo sviluppo.

In ogni caso ci sono altre ricerche le quali dicono che la capacità di codificare il viso in modo unitario avvenga molto presto, già ad un anno di età. Sembra dunque che questa capacità di vedere e identificare i volti come un tutto unitario e al di là delle singole parti, come una sorta di “Gestalt“, sia qualcosa di innato che si raffina con la crescita: possiamo parlare di un vero e proprio imprinting, che noi tutti possediamo, per i volti umani!

Bibliografia

Pellicano E., Rhodes G., Holistic Processing of Faces in Preschool Children and Adults, Psychological Science, 2003, 618-622

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